Predappio Alta (230m s.l.m.), conosciuta anche come “la Prè”, è un antico borgo costruito intorno alla Rocca che domina il paese e la valle del fiume Rabbi.
Il paese, in passato, è stato comune fino al 1927. In seguito tutto fu trasferito nella contrada denominata Dovia, l’attuale Predappio, contraddistinta dall’appellativo “Nuova””.
L’origine del nome Predappio non è certa. Vi sono diverse versioni, quella più antica, Preta, Prè, Pietra, deriva dall’enorme sasso sporgente che sostiene la Rocca, detto anche “Pudinga”.
Appio, invece, nella versione più accreditata, deriverebbe dal nome del console romano C. Appius, che nell’anno 204 a.C. fu sconfitto a Castrum Mitillium. Dopo questa sconfitta, il console C. Appius, usufruendo delle concessioni delle terre per i reduci, si insediò proprio in questo territorio. Da qui il nome Preta Appius, diventato in seguito Predappio. Altre versioni invece rimandano alla denominazione latina Praesidium Domini Appi, abbreviata in Pre.D.i.Appi, o al capitano generale delle truppe pontificie in Romagna Giovanni D’Appia, francese d’origine (Jean d’Eppe).
La caratteristica e antica Rocca, che domina tutto il paese, è di epoca medievale, ed è stata teatro delle numerose lotte tra Guelfi e Ghibellini e contesa tra le maggiori famiglie forlivesi come gli Ordelaffi e i Calboli. Ha subito vari lavori di consolidamento nel tempo, durante il ventennio e in tempi più recenti.
Dentro l’antico Borgo
Itinerario turistico
Partendo da Piazza Cavour passiamo sotto la porta Fiorentina, detta anche Portaccia , che costituiva e ancora oggi costituisce l’ingresso al castello e proseguiamo su quella che senza dubbio è la via più vecchia del paese (via Garibaldi).
Sulla sinistra possiamo vedere la via Umberto I che conduce al castello attraverso la caratteristica scalinata, mentre sulla destra scende il vicolo Fanfulla. Proseguendo ancora per pochi metri possiamo vedere sulla nostra sinistra la roccia “Pudinga” , basamento della Rocca che dall’alto ci sovrasta. A destra il teatro intitolato a Diego Fabbri e il vicolo del Teatro che ci conduce al Torrione basso della fortificazione.
Proseguendo ancora, sulla destra troviamo un Castelletto con torre merlata, una costruzione caratteristica ma molto più recente. Il Castelletto fu fatto costruire in onore di Arnaldo e Sandro Mussolini (rispettivamente fratello e nipote del Duce) da Benito Mussolini. Attualmente è di proprietà privata.
Proseguiamo lungo la via che ci porta al “Fontanone” sempre con la rocca che ci sovrasta dall’alto sul lato sinistro mentre a destra la vista spazia verso la vicina Predappio Nuova. Un tempo il “Fontanone” era un luogo molto importante per l’approvvigionamento dell’acqua potabile per tutto la popolazione del borgo.
La fontana è alimentata costantemente da centinaia di anni, tanto che a fianco venne costruito un lavatoio, luogo di ritrovo e di chiacchiere per molte donne del Paese.
Di fronte al Fontanone rimane traccia dell’antico Macello ancora segnalato dalla testa di Bovino presente sulla facciata dello stabile.
Tornando indietro di pochi passi, alla nostra destra, ci incamminiamo lungo l’antico vicolo (via della Rocca) parzialmente ciottolato che ci porterà direttamente all’entrata della Rocca.
La prima documentazione storica scritta di cui si ha traccia del nostro Castello risale ad un testamento del 1243 in cui risulta fosse di proprietà della famiglia Pariceto-Sasso. Nel 1298 passa alla famiglia De Calboli. La rocca fu a lungo contesa dalle principali famiglie forlivesi e coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, in particolare fra i Calboli e gli Ordelaffi.
Nonostante le lotte, ritornò sempre ad essere di proprietà dei Calboli fino al 1382, quando l’ultimo discendente della dinastia, per sfregio agli Ordelaffi, la lasciò in eredità alla Repubblica Fiorentina, la quale nel 1383 la donò in autogestione agli abitanti del Borgo. Nel 1424 fu ripresa dagli Ordelaffi, poi seguirono Girolamo Riario, Caterina Sforza e Cesare Borgia.
Costeggiando le antiche mura del Castello torniamo a piazza Cavour passando da via Umberto I. A metà scalinata troviamo l’antica sede del Comune fino al 1927.
Nella piazza si affacciano due chiese: la Chiesina della Maestà (1760) e la Chiesa Parrocchiale dedicata a S.Maria Assunta (1869), nel centro della piazza possiamo vedere la Fontana a grappolo d’uva costruita nel 1927.
All’interno della Chiesina della Maestà, di chiara impronta settecentesca, sull’altare maggiore troviamo una bella immagine della Madonna di anonimo autore di arte Gotica Romagnola (XIV sec.).
Nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta possiamo ammirare un olio su tela attribuito alla scuola del Cignani (1754), quadro che rappresenta l’Ascensione. Ai lati dell’altare due quadri del 1600 di anonimo Romagnolo.
Racchiusi nella piccola cappella, a destra del portone di ingresso, possiamo vedere 6 tele appartenenti a Benito Partisani, in arte Mastro Lupo (Predappio 1906-1969).
A fianco della chiesa parrocchiale, dove oggi si trova l’ufficio postale, vi erano gli uffici amministrativi della Società Zolfi di Milano, che ha operato nell’estrazione di zolfo presso le miniere di Predappio Alta fino al 1929.
Tornando in Piazza, a testimonianza della grande vocazione vitivinicola del territorio di Predappio Alta, oltre all’omaggio della Fontana a grappolo d’uva, possiamo trovare, all’interno della “Vecia Cantena d’la Prè”, le cantine storiche Zoli, risalenti all’anno 1400. Le cantine sono state costruite su vari piani con uno scopo ben preciso. L’uva veniva pigiata in piazza e il mosto ottenuto confluiva nei tini attraverso appositi condotti. I vari travasi successivi avvenivano per caduta nei piani sottostanti, una bella comodità e risparmio di fatica!
Le cantine sono adibite a Museo Storico e ospitano attrezzature vinicole del passato, le enormi botti rendono omaggio ai vecchi Vignaioli del luogo con apposite targhe riportanti i nomi e i soprannomi.
Predappio Alta è storicamente la “culla” del Sangiovese, vino rosso intenso ottenuto dal clone sangiovese di Romagna.
Il Sangiovese, vino romagnolo per eccellenza, ha trovato in Predappio Alta una zona ad alta elezione produttiva e già nel XV-XVI secolo gli Statuti Comunali regolavano, fra l’altro, l’obbligo di tenere chiuse le vigne entro i confini o nei pressi del Castello.
[dal sito della ProLoco di Predappio Alta e dal sito del Ristorante Enoteca La Vecia Cantena dla Pre ]